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Microplastiche: il divieto è legge ma non per tutti i cosmetici

Oggi entra in vigore la messa al bando delle microplastiche nei cosmetici da risciacquo. Happy new year! Una buona notizia che arriva grazie all’emendamento alla legge di bilancio del 2018 introdotto in Italia in anticipo rispetto all’Unione Europea, infatti questa “è una delle leggi contro marine e lake litter made in Legambiente – sottolinea il presidente Stefano Ciafani – come quella sulle buste per l’asporto merci o sui cotton fioc riprese, anzi copiate, nelle direttive europee su sacchetti e su plastica monouso”.
Le piccole particelle di polimeri che misurano meno di 5 millimetri e non si sciolgono in acqua, vengono aggiunte per potenziare l’effetto di alcuni prodotti come dentifrici, creme esfolianti e scrub. Dal rubinetto di casa, in viaggio attraverso i corsi d’acqua interni, non vengono bloccate dai filtri dei depuratori in quanto costituiti da maglie troppo larghe, perciò finiscono nei mari e nei laghi, diventando serio problema per la salute e per l’ambiente. Da oggi non è più possibile mettere in commercio prodotti contenenti microsfere e sono previste sanzioni per chi trasgredisce il divieto.
Non tutti i cosmetici però sono compresi dalla definizione inserita nella legge: altri prodotti come trucchi contenenti glitter potranno essere ancora commercializzati ma questo non significa che le aziende non possano fare altre scelte rispetto all’uso delle microplastiche. E di sicuro il consumatore critico potrà fare la sua parte leggendo l’etichetta e quindi evitando di acquistare prodotti che tra gli ingredienti comprendono una delle seguenti diciture: Polyethylene (PE), Polymethyl methacrylate (PMMA), Nylon, Polyethylene terephthalate (PET), Polypropylene (PP).
L’Echa, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, con un rapporto pubblicato a fine gennaio 2019 ha esortato l’Unione Europea a ridurre entro il 2020 l’immissione sul mercato delle microplastiche e a segnalarne la presenza al consumatore attraverso le etichette. Anche il Parlamento europeo ha avanzato la stessa richiesta, ma ad oggi oltre all’Italia si registrano soltanto iniziative singole di stati che impongono il divieto come nel caso di Francia, Svezia e Gran Bretagna.